Graduatoria di merito delle selezioni interne relative a Certamina e Agones di traduzione dal latino e dal greco
A seguito delle prove di selezione interna di greco e latino, tenutesi rispettivamente in data 23 e 28 novembre 2019, la commissione esaminatrice ha stilato la seguente graduatoria di merito:
Latino
- Cabassi Laura (5A CL)
- Gavioli Alberto (5A CL)
- Malavolti Riccardo (5E SC)
- Catania Giulia (5C CL)
- Casoli Pietro (5C CL)
- Rocchi Caterina (5A CL)
- Stazzu Edoardo (4A CL)
- Barbieri Bianca (4A CL)
- Marra Dalila (4A CL)
- Medici Matilde (5A CL)
- Conti Sara (4B CL)
- Gasparini Gaia (4B CL)
- Manghi Noemi (4C SC)
- Gozzi Beatrice (4A SC)
- Redeghieri Samuele (4A SC)
- Cassinadri Mael (4C SC)
- Campanini Filippo (4A SC)
- Roberto Paolo (4B CL)
- Arrigoni Samuele (4A SC)
- Gibertoni Maria Chiara (4B CL)
- Menozzi Arturo (4A SC)
- Bolognini Elena (4C SC)
Greco (solo sez. classica)
- Casoli Pietro (5C CL)
- Gavioli Alberto (5A CL)
- Cabassi Laura (5A CL)
- Costi Christian (4D CL)
- Catania Giulia (5C CL)
- Chieli Vittorio (4B CL)
- Vezzosi Giovanni (4D CL)
- Giusto Filippo (4B CL)
- Bonetti Sofia (5B CL)
- Bechelli Alessandro (4D CL)
- Torricelli Anna (4B CL)
- Albi Letizia (5B CL)
- Stazzu Edoardo (4A CL)
- Vistocco Luca (4B CL)
- Borelli Francesco (4B CL)
- Galeotti Benedetta (5B CL)
- Battipaglia Sofia (4D CL)
- Gigli Riccardo (4B CL)
- Davoli Jacopo (4C CL)
Non appena saranno usciti i bandi dei certamina e degli agones nazionali, entro il mese di gennaio gli studenti saranno contattati dall’insegnante referente per concordare la partecipazione alle varie gare.
Per il momento, vivissimi complimenti a tutti gli studenti che hanno partecipato.
La referente del progetto,
Prof.ssa Francesca Fontana
Il passo di latino:
Se spetti al sapiente assumere le redini dello stato [Cicerone, De republica I, 10-11]
Nisi eum vitae cursum tenuissem a pueritia, per quem equestri loco natus pervenirem ad honorem amplissimum, consul esse non potui. Non igitur potestas est ex tempore aut cum velis opitulandi rei publicae, quamvis ea prematur periculis, nisi eo loco sis ut tibi id facere liceat. Maximeque hoc in hominum doctorum oratione mihi mirum videri solet, quod qui tranquillo mari gubernare se negent posse, quod nec didicerint, nec umquam scire curaverint, iidem ad gubernacula se accessuros profiteantur excitatis maximis fluctibus. Isti enim palam dicere atque in eo multum etiam gloriari solent, se de rationibus rerum publicarum aut constituendarum aut tuendarum nihil nec didicisse umquam nec docere, earumque rerum scientiam non doctis hominibus ac sapientibus, sed in illo genere exercitatis concedendam putant. Quare qui convenit polliceri operam suam rei publicae tum denique si necessitate cogantur, cum, quod est multo proclivius, nulla necessitate premente rem publicam regere nesciant?
E se fin dagli anni della giovinezza, non mi fossi messo su quella via che dovevo condurmi alla più alta delle magistrature, benché nato da famiglia equestre, non avrei potuto essere console. Non è dunque possibile, quando l'occasione lo richiede o quando te ne venga destro, tentare di porre rimedio ai mali che affliggono lo Stato, se non si è in grado di poterlo fare. Quello che poi maggiormente mi stupisce nei discorsi di questi dotti, e che essi mentre dichiarano di non sapere in tempi tranquilli governare uno Stato, poiché non hanno esperienza di governo né si sono preoccupati di acquistarla, affermino poi di poter essere di aiuto nell'ora del pericolo. Costoro infatti vanno dicendo apertamente, e non senza compiacimento, di non avere mai appreso, e di non avere mai voluto insegnare i principi inerenti alla costituzione e alla protezione dello Stato, e sostengono che agli esperti di politica, non ai saggi, spetti la conoscenza di essi. E come potrebbe di saggio offrire la propria opera allo stato, soltanto quando costretto dalla necessità, e ignorare d'altra parte l'arte di governare, quando nessuna necessità lo costringe, e ed è perciò molto più facile? [Trad. di A. Resta Barrile]
Il passo di greco:
Una critica radicale all'educazione spartana [Isocrate, Panatenaico 211-213]
Οἱ Σπαρτιᾶται καθ’ ἑκάστην τὴν ἡμέραν εὐθὺς ἐξ εὐνῆς ἐκπέμπουσι τοὺς παῖδας, μεθ’ ὧν ἂν ἕκαστοι βουληθῶσιν λόγῳ μὲν ἐπὶ θήραν, ἔργῳ δ’ ἐπὶ κλωπείαν τῶν ἐν τοῖς ἀγροῖς κατοικούντων· ἐν ᾗ συμβαίνει τοὺς μὲν ληφθέντας ἀργύριον ἀποτίνειν καὶ πληγὰς λαμβάνειν, τοὺς δὲ πλεῖστα κακουργήσαντας καὶ λαθεῖν δυνηθέντας ἔν τε τοῖς παισὶν εὐδοκιμεῖν μᾶλλον τῶν ἄλλων, ἐπειδὰν δ’ εἰς ἄνδρας συντελῶσιν, ἢν ἐμμείνωσιν τοῖς ἤθεσιν οἷς παῖδες ὄντες ἐμελέτησαν, ἐγγὺς εἶναι τῶν μεγίστων ἀρχῶν. Καὶ ταύτης ἤν τις ἐπιδείξῃ παιδείαν μᾶλλον ἀγαπωμένην ἢ σπουδαιοτέραν παρ’ αὐτοῖς εἶναι νομιζομένην, ὁμολογῶ μηδὲν ἀληθὲς εἰρηκέναι μηδὲ περὶ ἑνὸς πώποτε πράγματος. Καίτοι τί τῶν τοιούτων ἔργων καλόν ἐστιν ἢ σεμνὸν, ἀλλ’ οὐκ αἰσχύνης ἄξιον;
Gli Spartani ogni giorno essi mandano fuori, appena alzati, i loro figli, con i compagni che ciascuno vuole, di nome, per cacciare, di fatto, per derubare gli abitanti della campagna. Ed ecco quel che accade nella spedizione: quelli che sono presi, pagano una multa e ricevono busse, quelli invece che commettono il più gran numero di ribalderie e riescono a farla franca, finché sono fanciulli godono stima superiore agli altri, quando entrano nell’età adulta, se conservano i costumi che avevano nella fanciullezza, hanno buone speranze di raggiungere le più alte cariche. E se mi si dimostrerà che esiste presso di loro un metodo di educazione più apprezzato e ritenuto migliore di questo, sono disposto a riconoscere di non aver mai detto nulla di vero su qualsiasi punto. Eppure che cosa c’è in simili azioni che sia bello od onesto, e non piuttosto da doversene vergognare? [Trad. di M. Marzi]