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Scritto da Carla Saccani
Pubblicato: 09 Febbraio 2021
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Il 10 febbraio 1947 entrò in vigore il trattato di pace con cui le province di Pola, Fiume, Zara, e parte delle zone di Gorizia e di Trieste passarono alla Jugoslavia. La cessione dell’Istria fu preceduta e seguita da numerosi episodi di violenza da parte dei seguaci del maresciallo Tito, che, spinti anche da sentimenti di vendetta per la crudele repressione subita nel passato da nazisti e fascisti, volevano “ripulire” dagli italiani (da loro spesso accomunati in modo acritico ai fascisti) quelle terre che avevano acquisito. I cadaveri venivano gettati nei crepacci carsici, le foibe, in maniera che questi omicidi non venissero scoperti. Questa pagina buia di storia ha iniziato ad emergere solo a metà degli anni cinquanta: furono recuperate migliaia di vittime, uomini, donne, bambini, a volte gettati vivi e lasciati morire fra atroci sofferenze.
In questa giornata si ricordano anche quegli istriani, almeno 350 mila, che furono costretti all’esodo, a lasciare case e ogni bene per fuggire con ogni mezzo in Italia dove furono spesso malamente accolti e faticarono a ricostruirsi una vita normale in quella che a tutti gli effetti era la loro patria.
Pur nella sproporzione dei numeri di questa tragedia rispetto ad altre ben più grandi, sembre giusto che tutti i morti innocenti debbano essere ricordati con pietà e onore.
“Invece di uccidere e morire per diventare quello che non siamo, dovremo vivere e lasciare vivere per creare quello che realmente siamo” A. Camus